Artigianato: motore silenzioso della Capitale

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L’artigianato è il motore silenzioso della Capitale, ma servono nuove regole e più formazione per crescere

Il presidente di Confartigianato Roma spiega come l’associazione sostiene le micro e piccole imprese della Capitale tra transizione digitale, sostenibilità e ricambio generazionale: “Innovazione e semplificazione sono le chiavi per il futuro dell’artigianato romano”.

Dalla bottega artigiana alla fabbrica intelligente, l’artigianato romano vive una fase di profonda trasformazione. Confartigianato Roma, con la sua rete di sedi territoriali e servizi a supporto delle imprese, accompagna questo cambiamento puntando su innovazione, formazione e sostenibilità. Il presidente Andrea Rotondo racconta come il nuovo Piano regionale per l’artigianato, le sfide della transizione green e digitale e il rilancio dei mestieri tradizionali possano ridare slancio a un comparto che resta fondamentale per l’economia e l’identità della Capitale.

Presidente Rotondo, ci descrive in che modo Confartigianato Roma supporta oggi le imprese artigiane della Capitale?

L’Italia ha il record in Europa per il maggior numero di imprese artigiane. E Confartigianato Imprese è la più grande rete europea di rappresentanza degli interessi e di erogazione di servizi all’artigianato e alle piccole imprese. Nata nel 1946, accompagna l’evoluzione di aziende nelle quali convivono la tradizione di mestieri antichi e l’innovazione di attività che utilizzano tecnologie d’avanguardia. Tramite la sua azione di rappresentanza, l’ente è firmataria di accordi interconfederali e di Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro.

Confartigianato Roma, con la sua direzione generale, cinque sedi territoriali e decine di point attivi presso i professionisti del settore, fornisce una serie di servizi rivolti sia agli imprenditori che le loro famiglie. Dal fisco al credito, dall’innovazione tecnologica alla sanità integrativa, dagli incentivi per acquistare macchinari a condizioni agevolate ai progetti per l’export, dalla formazione professionale alle convenzioni per ottenere prodotti e servizi a prezzi particolarmente convenienti, dall’assistenza previdenziale e sanitaria fino alla consulenza per gestire il personale, la sicurezza sul lavoro e gli adempimenti sul fronte ambientale.

La nostra Confederazione dialogando con Regione, Enti locali e con le controparti sindacali, garantisce agli imprenditori un potere negoziale che sarebbe impossibile da raggiungere dai singoli soggetti.

Il nuovo Piano triennale per l’artigianato 2024-2026 della Regione Lazio, che mette a disposizione circa 7 milioni di euro per sostenere innovazione, formazione e accesso al credito, rappresenta un passo importante per il settore. Dal suo punto di vista, Presidente, in quali ambiti vede i maggiori benefici per le imprese artigiane e dove invece ritiene che ci sia ancora bisogno di interventi più mirati?

In relazione ai maggiori benefici, l’intervento Regionale sosterrà le imprese ad avviare processi di modernizzazione ed innovazione nell’Artigianato. Nonostante ciò sarà necessario abbinare all’intervento sulle imprese il sostegno alle filiere (Artistico-Manifattura-Riparazione-Autoriparazione) su innovazione e promozione.

Come giudica oggi la situazione economica delle imprese artigiane romane e laziali? Ci sono segnali di ripresa o permangono criticità?

La situazione economica delle imprese, soprattutto nei settori della produzione, dell’alimentare e del trasporto rimane critica a causa dei bassi consumi interni e delle profonde modificazioni nei comportamenti dei consumatori. I segnali positivi riguardano essenzialmente i settori dei servizi alla persona e dell’edilizia. Per quest’ultima nell’ultimo trimestre si notano segnali di difficoltà dopo un quinquennio di crescita.

Quali sono, secondo lei, i principali ostacoli alla crescita delle micro e piccole imprese nel territorio?

Le imprese hanno bisogno di un ambiente favorevole. Burocrazia, fisco, accesso al credito, costi dell’energia, condizioni delle infrastrutture diventano barriere al mettersi in proprio.

Tassazione equa e semplificazione delle procedure, possono liberare la miglior energia imprenditoriale.

Il lavoro ha bisogno di un quadro regolatorio moderno che sia in grado, da un lato, di assicurare le giuste tutele normative e salariali ai lavoratori e, dall’altro, di consentire alle imprese di organizzare in maniera più efficiente e produttiva l’attività, al fine di poter competere in mercati complessi.
Dobbiamo favorire il primato della contrattazione collettiva, espressa da parti sociali realmente rappresentative che, attraverso l’autonomia collettiva sancita
dalla Costituzione, stabiliscano nella maniera più corretta il salario, le regole e l’organizzazione del lavoro.

L’artigianato è spesso associato a tradizione e manualità, ma oggi è chiamato anche all’innovazione. In che modo Confartigianato accompagna le imprese nella transizione digitale e sostenibile?

Nell’ambito della transizione green è molto importante l’aspetto della formazione del capitale umano. La carenza di competenze impedisce all’impresa di essere più sostenibile per l’ambiente, con una accentuazione in Italia rispetto alla media europea.

Nel 2024, le entrate con elevata richiesta di competenze green rappresentano per le MPI, rispettivamente, il 46,6% delle entrate totali previste ed il 50,6% delle entrate difficili da reperire. Nel Lazio 79.900 sono le entrate green in MPI difficili da reperire. Nell’artigianato sono 6.690.

La sostenibilità è un fattore di crescita economica, che non deve essere condizionata dalla carenza di competenze. Le migliaia di posti di lavoro scoperti rappresentano un’opportunità per i giovani se consolidiamo soprattutto la formazione tecnica e professionale e lavoro mettendo ambiente ed efficienza energetica al centro dei programmi scolastici e rafforzando l’istruzione duale e l’apprendistato. Anche le politiche attive per il lavoro, dovrebbero ciclicizzare incentivi mirati all’assunzione soprattutto di giovani formati su temi di efficienza energetica, energie rinnovabili, edilizia sostenibile, gestione dei rifiuti e digitalizzazione dei processi produttivi.

La nostra Confederazione sta affrontando la Transizione digitale e sostenibile, partendo dai  temi trasversali; risparmio ed efficienza energetica, esplorati attraverso casi concreti e strumenti utili per aiutare le imprese a ridurre i consumi e abbattere i costi, aumentando al tempo stesso la competitività; fonti rinnovabili, dal fotovoltaico all’idrogeno, con focus su come queste tecnologie possano essere integrate nei processi produttivi artigiani, favorendo un’autonomia energetica locale e sostenibile; economia circolare, con particolare attenzione alla riparazione, al riuso e alla gestione responsabile delle risorse. Opportunità di mercato, soprattutto nell’ alimentare, nella moda e nel design, settori in cui la domanda di prodotti etici, tracciabili e a basso impatto ambientale è in continua crescita. Best practice, tramite la diffusione di esperienze di successo di imprese artigiane che hanno già avviato percorsi concreti verso la sostenibilità, dimostrando che si può innovare e prosperare rispettando l’ambiente.

Entrando più nel dettaglio, la Confartigianato Roma fornisce nello specifico servizi avanzati per la redazione dei bilanci di sostenibilità, accompagnamento nell’adozione dei criteri ESG (Environmental, Social, Governance) anche tramite lo sviluppo di piattaforme digitali, creazione di modelli di business innovativi e circolari per migliorare l’efficienza e la competitività delle PMI.

Che ruolo gioca la formazione dei giovani e il ricambio generazionale nel futuro del settore?

I giovani stentano ad avviare nuove aziende, ad appassionarsi a questo modello di impresa, mentre gli anziani cessano la loro attività. È un problema strategico per il nostro Paese, che minaccia la stessa sopravvivenza del Made in Italy.
Nell’arco del prossimo decennio la popolazione in età lavorativa scenderà di 2,2 milioni di unità, pari ad un calo del 6,4%.
A fronte della rarefazione del capitale umano ci sono quasi un milioni e mezzo di  giovani tra 25 e 34 anni che non si offrono sul mercato del lavoro.  Ma L’artigianato e la piccola impresa possano ancora una volta spingere lo sviluppo economico e sociale del Paese. Da un’indagine del Censis svolta con Confartigianato, i giovani sotto i 35 anni preferiscono un lavoro libero e creativo a un impiego tradizionale, ripetitivo, imprigionato in gerarchie.
Dietro a questo approccio c’è l’aspirazione ad un’occupazione motivante e coinvolgente che rispecchi gli interessi personali.
Le attività imprenditoriali artigiane spiccano nelle preferenze manifestate, proprio per la possibilità di esprimere la propria creatività, operare in autonomia e realizzare prodotti unici. Ma ereditare l’impresa di famiglia, così come crearne di nuove, o abbracciare mestieri e professioni che valorizzino le proprie qualità, è sempre più difficile, in particolare a causa di una burocrazia ancora opprimente e che viene vissuta dai giovani come un ostacolo insormontabile che vanifica la spinta imprenditoriale.

 La rapidità del progresso tecnologico nella transizione digitale in corso genera sicuramente un maggiore difficoltà di aggiornamento e adeguamento del sistema scolastico. Fondamentale, quindi, puntare sull’innalzamento della qualità dell’offerta formativa di istruzione tecnica e professionale con una programmazione che si proietti verso figure professionali richieste dal mercato del lavoro da qui ad almeno cinque anni e la valorizzazione dell’insegnamento di competenze tecnico-pratiche, soprattutto attraverso le attività di laboratorio e la professionalizzazione dei docenti tecnici.

Per affrontare queste criticità, gli interventi sono necessariamente diversificati e coinvolgono l’intera filiera istituzionale. Tra i più importanti:

  1. Incentivare la formazione professionalizzante, investendo sugli ITS, costruendo una filiera della formazione professionale che parta dalle scuole superiori e trovi il suo completamento negli ITS che costituiscono un laboratorio per la formazione di nuove competenze e profili professionali. 
  2. Rilanciare l’apprendistato come canale privilegiato di accesso al lavoro.
  3. Valorizzare l’artigianato artistico e tradizionale, attraverso l’attivazione della “Bottega Scuola” prevista nella Legislazione ma attivata con difficoltà.

Com’è oggi il dialogo con le istituzioni locali – Comune di Roma e Regione Lazio – sui temi dell’artigianato e delle PMI?

Il Dialogo con le Istituzioni Regionali è costante ed altamente positivo. Permangono difficoltà con Roma Capitale sui temi regolamentari (Semplificazione Amministrativa) e sui temi legati alla valorizzazione dei territori urbani e delle aree produttive e di servizio.

Quali misure auspicherebbe per rendere più competitivo il sistema produttivo romano?

Crediamo che vada intrapresa la stessa attività che caratterizzò il decennio 1995-2005, ovviamente con finalità diverse. Di fronte alla necessità di modernizzare la città si definì il primo regolamento sulla città storica, il piano del commercio su area pubblica ed il relativo regolamento, il piano sulle medie e grandi strutture. In sintesi, un’attività di programmazione che modificò profondamente la città: il Modello Roma.

Le politiche di sistemazione regolamentare, perseguite in questi anni attraverso l’adeguamento di norme di 15 anni fa, producono pochi effetti in quanto concepite su obiettivi superati. Allora l’esigenza era quella di modernizzare il sistema distributivo, di sistemare igienicamente i mercati rionali trasferendoli da sede impropria a sede propria, di riqualificare alcune zone della città (Esquilino), di qualificare il Commercio e l’Artigianato nel centro storico.

Oggi le trasformazioni in atto impongono agli enti locali di sostenere, oltre alle imprese, i processi di sviluppo territoriale. Compito dell’Amministrazione Capitolina riteniamo essere quello, unitamente ai soggetti aggregati che operano nel territorio, di valorizzare i luoghi produttivi (strade, piazze). Di fronte alla globalizzazione del commercio tramite le piattaforme digitali, dobbiamo creare luoghi capaci di “accogliere”: Il decoro, la sicurezza, i servizi, la mobilità, diventano elementi essenziali ed imprescindibili per il sostegno alle attività di vicinato.

L’artigianato rappresenta anche un patrimonio culturale e sociale. Qual è, secondo lei, l’identità distintiva dell’artigiano romano oggi?

Gli artigiani romani sono protagonisti in diverse attività specializzate. Nel Manifatturiero esteso, tra le province con specializzazioni, l’artigianato romano è presente nell’ Alimentare, nella fabbricazione di prodotti in metallo e nella riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature. Nei Servizi, Roma è protagonista nelle attività professionali scientifiche e tecniche, nel supporto per funzioni d’ufficio e altri servizi alle imprese e nelle attività creative, artistiche e di intrattenimento.

I dati del III Trimestre 205 pubblicati da Unioncamere, pur mostrando un miglioramento rispetto all’anno precedente, confermano però la necessità di una profonda revisione delle norme che disciplinano l’Artigianato. Norme che risalgono al 1985.

Da una comparazione dei dati (2024-2025) tra la totalità delle Imprese attive (Artigiane e non) ed il totale delle imprese Artigiane emerge come l’Artigianato romano si riduca in maniera percentualmente superiore alle imprese non Artigiane.

Nel settore della produzione a fronte di una riduzione totale di 270 imprese si registra un calo dell’Artigianato di 209 imprese e di sole 61 tra le non Artigiane.  Nel settore delle costruzioni a fronte di una riduzione totale di 562 imprese si registra una diminuzione nell’Artigianato di 938 attività ed un saldo positivo nelle non Artigiane di ben 376 aziende. Nelle attività professionali addirittura ad un saldo positivo di 1.111 si assiste ad una riduzione di 3 unità nell’Artigianato.

Questi dati non fanno altro che confermare la necessità di una profonda revisione delle attuali norme sull’Artigianato sia a livello nazionale che Regionale. Le profonde trasformazioni del sistema produttivo come la sostenuta crescita di attività legate all’innovazione digitale, alla comunicazione, ai nuovi servizi alla persona e la crescita dimensionale delle imprese per far fronte alla competitività, non permettono, per motivi squisitamente normativi (dimensioni, forme societarie, professioni inesistenti negli anni 80), che imprese tipicamente “Artigiane” possano iscriversi come tali.  Ciò non solo sta riducendo il numero delle imprese Artigiane ma sta impedendo a circa 1200 nuove imprese ogni anno di poter valorizzare le proprie produzioni ed i propri servizi come “Artigiani” segno sempre più di qualità e di attenzione e cura al cliente. Bene sta facendo l’Assessora Regionale Angelilli non solo a sostenere con 9 milioni nel triennio l’Artigianato ma soprattutto a modificare, per quanto di competenza, le norme regionali verso un riconoscimento delle nuove attività “artigiane” nei settori del digitale, della comunicazione, dei nuovi servizi alla persona ed alle imprese. Ci auguriamo, infine, che la discussione avviata in Parlamento per la modifica dei limiti dimensionali, delle sedi secondarie, della stessa natura di impresa artigiana possa trovare una positiva conclusione nei primi mesi del prossimo anno”

Come immagina il futuro dell’artigianato romano nei prossimi cinque anni?

Lo immagino come un settore che rappresenti i nuovi mestieri artigiani legati all’innovazione tecnologica, ai nuovi servizi alla persona, al design, alla comunicazione e che continui ad offrire i servizi fondamentali alla città in maniera sempre più ecocompatibile e sfruttando tutte le nuove opportunità (Digitalizzazione, Intelligenza Artificiale).

 

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La Redazione

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